Ieri tgevents era al Teatro Manzoni a vedere lo spettacolo Fata Morgana con Gianfranco Jannuzzo, accompagnato musicalmente da Chiara Buzzurro (chitarra); Nicola Grizzaffi (tastiere e piano); Angelo Palmieri (oboe); Alessio La China (violoncello). Scene: Salvo Manciagli. Musiche originali: Francesco Buzzurro. Regia di Gianfranco Jannuzzo.
La leggenda racconta che una Fata Morgana, straniera accolta in Italia e diventata italiana ella stessa, rivolgendosi a un barbaro che vorrebbe invadere la Sicilia dalla Calabria, faccia apparire agli occhi di questi l’isola a due passi. Lo invita a tuffarsi in mare, salvo poi rompere l’incantesimo e lasciarlo affogare.
Secondo Jannuzzo, quel mito vive ancora in ciascuno di noi italiani, scatta un meccanismo di difesa nei confronti della propria terra, non appena ne percepiamo il pericolo di un’invasione, fosse anche solo concettuale. Nessuno deve parlare male della nostra città, di cui pure riconosciamo i difetti ma che ci manca terribilmente quando ce ne allontaniamo. Non è un caso se pensiamo, ci arrabbiamo e ci difendiamo in dialetto. Tante culture si intersecano in Italia, ma per fortuna nessuna è mai riuscita a conquistare il territorio al punto da fargli perdere l’identità. In una carrellata tra i dialetti italiani, a cominciare proprio dalla sua Sicilia, Jannuzzo racconta modi di fare diversi per ogni regione, dicendosi innamorato di quella Fata Morgana che ancora resiste e che vive di quanto ha costruito nella sua terra d’origine.
L’artista, racconta tante storie per descrivere le diverse regioni d’Italia: poco importa se siano vere, verosimili o del tutto inventate, perché le leggende hanno quella peculiarità, di sapere prima di tutto disegnare le caratteristiche principali di un popolo e dei suoi protagonisti. Stereotipi, più o meno confermati, costruiscono l’immagine di ciascuna regione: se usati bene come fa Jannuzzo, si ride risparmiando persino ogni tipo di retorica, evoca la Valle dei Templi, fra tante risate non mancano momenti di riflessione, con omaggi alle donne e alla loro grandezza e pensieri rivolti all’immigrazione e all’accoglienza, qualità imprescindibile del nostro Paese.
Jannuzzo stupisce, suona al pianoforte,balla e canta, la platea del Teatro Manzoni di Milano, apprezza, applaude e forse scopre che in fondo in fondo nemmeno la parlata meneghina è davvero scomparsa.
Da vedere!!!